La dietetica rappresenta una delle branche preventive e terapeutiche della medicina tradizionale cinese, forse una delle più antiche. Una malattia o un disturbo possono essere trattati con aghi o manipolazione di punti specifici, con l'applicazione di calore, con esercizi di qi gong o con l'assunzione di rimedi; in molti casi però la scelta di un' alimentazione adeguata rappresenta il primo livello di intervento, obbligatorio prima di altre terapie più invasive e comunque imprescindibile se si vogliono ottenere dei buoni risultati.
Secondo la fisiologia tradizionale cinese il Qi (l'energia) di cui l'organismo ha bisogno quotidianamente per vivere, muoversi, pensare, crescere e riprodursi proviene dagli alimenti e dal respiro: perciò la quantità e la qualità del cibo di cui ci alimentiamo non sono indifferenti. Con il cibo possiamo conservare la salute oppure favorire l'insorgere della malattia. Un'alimentazione corretta è quindi di per sè una terapia, mentre un'alimentazione inadeguata può diventare una causa di malattia.
Nella medicina tradizionale cinese i cibi non vengono classificati secondo il loro apporto calorico o il loro contenuto in carboidrati, grassi, proteine, vitamine e minerali, come avviene nella dietetica occidentale, ma in base alle loro caratteristiche di natura e sapore, alla loro capacità di modificare l'equilibrio energetico dell'organismo e di agire specificamente sui diversi organi. Questa classificazione non si basa quindi su analisi biochimiche, ma su una grande sensibilità e consapevolezza rispetto al corpo e ai suoi cambiamenti nelle diverse stagioni e nelle diverse età della vita e su osservazioni millenarie rispetto alle azioni e alle modificazioni energetiche che gli alimenti sono in grado di indurre nell'organismo. Ne deriva una scienza dell'alimentazione che può apparire primitiva, ma che in realtà è estremamente complessa, precisa e rigorosa. Non si pone come obiettivo solo quello di raggiungere o mantenere un peso corretto, ma è in grado di suggerire una dieta individualizzata a seconda della costituzione, dell'età e della stagione e di intervenire efficacemente in diversi disturbi e malattie.
Secondo la dietetica cinese gli alimenti sono caratterizzati prima di tutto da una “natura” che può essere fredda, fresca, neutra, tiepida o calda; la natura dell'alimento è una sua caratteristica intrinseca, che non corrisponde alla “temperatura” e che è modificata solo in parte dal metodo di cottura. Essa determina un'azione termica sul corpo e sui suoi processi fisiologici e metabolici. Gli alimenti di natura estrema (freddi e caldi) dovrebbero essere introdotti solo in situazioni patologiche in cui è necessario raffreddare o riscaldare in modo energico l'organismo, oppure in particolari situazioni climatiche; quelli freschi e tiepidi dovrebbero essere introdotti in quantità limitate, mentre la maggior parte dei pasti dovrebbe essere costituita da alimenti neutri, che tonificano il “centro” senza determinare squilibri.
La seconda caratteristica degli alimenti è il sapore, che non sempre corrisponde al sapore che noi percepiamo: ad esempio al riso viene attribuito il sapore dolce, mentre il “dolce” dello zucchero è considerato eccessivo e quindi dannoso. Il sapore determina la capacità dell'alimento di svolgere determinate azioni nell'organismo. Si distinguono così cinque sapori, ognuno con una particolare affinità con un organo del corpo: l'acido collegato al fegato, l'amaro collegato al cuore, il dolce collegato alla milza, il piccante collegato al polmone ed il salato collegato al rene. Ogni sapore assunto in giusta quantità protegge e rinforza l'organo corrispondente, mentre può danneggiarlo se viene assunto in quantità eccessiva. In una dieta equilibrata è quindi necessario introdurre tutti i sapori, con una particolare attenzione al dolce ed al piccante che sono in grado di stimolare la digestione ed il metabolismo, mentre in situazioni particolari si potrà suggerire di introdurre prevalentemente un determinato sapore o di evitarne un altro.
La dietetica cinese attribuisce inoltre una grande importanza allo “jing”, che può essere definito come l'essenza, la vitalità, ossia la capacità di un alimento di cedere la propria forza vitale a chi lo ingerisce: da qui l'importanza di nutrirsi con alimenti freschi, di stagione, maturati naturalmente, non sottoposti a trattamenti chimici o a lavorazioni industriali.
Inoltre, è importante la regolarità nell'assunzione dei pasti, evitare periodi di digiuno, masticare bene i cibi (lo stomaco non ha i denti!), bere poco durante i pasti ed evitare bevande fredde, che interferiscono negativamente con il processo della digestione. Ma soprattutto, è importante mangiare con piacere. Il cibo deve essere preparato con cura e deve essere consumato in uno stato d'animo rilassato; quando si è a tavola si devono evitare discussioni o discorsi di lavoro che compromettono la capacità dell'apparato digerente di assimilare gli alimenti e trasformarli in energia vitale.